Alberi di Natale: alla Tate Gallery sono creati “ad arte”

Giorgio Sadotti, 2010

(London) Il primo fu Bill Woodrow che nel lontano (ma non troppo) 1988 decorò l’albero del Tate nel 1988 con sculture di cartone ed un globo illuminato. Sono passati più di 20 anni e la storia non cambia. L’originalità dell’idea della Tate Tree Commission nata dall’idea del vecchio direttore della Galleria, Nicholas Serota, sta proprio nel proporre ad artisti inglesi la produzione e la decorazione del tipico albero natalizio.

Bill Woodrows, 1988

Così negli anni si sono succeduti artisti che hanno portato, bene o male, la loro visione anche nella semplice decorazione o installazione. Quest’anno tocca a Giorgio Sadotti, nato a Manchester ma vive “in quel di Londra”. Cosa ci propone? Semplicemente un albero spoglio. Ebbene si, all’ingresso della Tate ci aspetta un albero lasciato così, senza alcuna decorazione, senza alcun colore, ad eccezione di alcuni sprazzi d’argento sul suolo della galleria. Volontà dell’artista, così ci viene comunicato, per esprimere l’idea di “semplificazione” portata fin nei minimi termini. L’intento è evidentemente riuscito anche se, fatecelo dire, qualche appassionato del Natale noterà che dell’idea di questa ricorrenza l’albero di Sadotti non ha quasi nulla o meglio, forse dell’idea occidentale del Natale non ha nulla.

Tacita Dean, 2009

Ma nel corso degli anni Sadotti non è il solo che ha stupito, meravigliato o fatto storcere il naso. L’anno scorso l’installazione era stata compiuta da Tacita Dean: un albero di quattro metri decorato unicamente con candele di cera fatte a mano in Germania. Il “misticismo” della Dean appare anche nel 2003 con Mark Wallinger che addobba il suo abete con centinaia di rosari. Sovversivi. Sono così definibili la maggior parte delle installazioni proposte in questi anni. Basti pensare all’abete capovolto a “testa in giù” creato da Shirazeh Houshiarynel 1993. L’artista volle liberare l’albero nell’aria, nello spazio, come segno di libertà mista a una visione surrealista. Così anche Catherine Yass che nel 2000 attraverso un sottile fascio di luce blu al neon divide in due l’albero sospeso nel vuoto. Totalmente anti convenzionali appaiono Michael Landy e Tracey Emin.

Michael Landy, 1997

Michael Landy ha deciso nel 1997 di concentrarsi sul residuo fisico del Natale ovvero crea un grande raccoglitore pieno di bottiglie vuote, lattine, carta usata, addobbi natalizi, confezioni da giocattoli, regali e prodotti alimentari richiamando l’attenzione sul consumo che tanto spesso circonda le festività. Tracey Emin invece nel 2002 ha presentato una tela con un testo dove invitava il visitatore a fare una donazione ed in cambio avrebbe potuto avere un’opera originale dell’artista e così è avvenuto. Il pubblico è quindi partecipe come in Make Your Own Xmas di Bob e Roberta Smith, un’opera in cui alla base dell’albero attraverso otto biciclette collegate ad altrettanti generatori noi venivamo invitati a pedalare per fornire energia necessaria alle lampadine che ornavano l’installazione. Carino vero? E il prossimo anno cosa ci aspetterà? Dopo l’albero spoglio la cosa più sovversiva sarebbe addobbare un albero alla tipica maniera natalizia: palline, nastrini, fiocchi e perchè no, anche la stella di Natale che fa capolino dalla cima dell’abete.

Tracey Emin, 2002




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