New York, “a volte ritornano”: il cinema di Weimar in mostra al MOMA

Das Lied vom Leben (The Song of Life). 1931. Germany. Directed by Alexis Granowsky. Courtesy of MoMA.

“È stato molto tempo fa, più di quanto ora sembra, in un posto che, forse, nei sogni si rimembra, la storia che voi udire potrete si svolse nel mondo delle feste più liete. Vi sarete chiesti, magari, dove nascono le feste. Se così non è, direi… che cominciare dovreste!” Scena iniziale, voce narrante di Nightmare before Christmas. Film del 1993 diretto da Tim Burton. Caratteristiche? Poetico, gotico, creativo. Il celebre regista sembra aver preso tra le sue mani ben 80 anni dopo le peculiarità di un tipo di cinema nato tra le due guerre in Germania durante la così detta Repubblica di Weimar. Nessuno di noi potrebbe immaginarlo, a meno che non si sia degli appassionati di “ciliegine sulla torta”, ma gli anni tra il 1918 e 1933 in Germania furono carichi di innovazioni sia a livello tecnico cinematografico che contenutistico. Al MOMA di New York si darà voce agli elementi surreali, eterei, ricchi di passione, dissacranti, contenuti nei film del cinema popolare tedesco di quell’epoca.

Die Frau, nach der man sich sehnt (Three Loves). Courtesy of MoMA

In collaborazione con la Fondazione Friedrich-Wilhelm-Murnau a Wiesbaden e la Deutsche Kinemathek di Berlino viene così presentata sui grandi schermi del museo dal 17 novembre al 7 marzo 2011, Weimar Cinema, 1919-1933: Daydreams e Nightmares, la mostra più completa e da porsi come rilevazione di uno straordinario ed ancora troppo inesplorato periodo nel cinema tedesco. Dando un’occhiata a questi piccoli capolavori noteremo innanzitutto gli effetti sonori al loro esordio perché, per la serie “non tutti sanno che”, lo sviluppo del cinema di Weimar ha coinciso con il passaggio dal cinema muto al sonoro e i cineasti tedeschi eccellevano nella realizzazione di musical popolari, commedie, cabaret in stile, e drammi che affrontavano temi sociali.

Die Frau nach Der Man sich sehnt. Courtesy of MoMA.

75 lungometraggi e 6 cortometraggi, un mix di film classici tra cui molti inediti la mostra è organizzata da Laurence Kardish e Eva Orbanz che tirano fuori gli assi dalla loro manica con estrema “nonchalance”. Il tris di assi da tirar fuori è composto dall’esordio di Marlene Dietrich, che non è nel capolavoro Der Blaue Engel (L’Angelo Azzurro, 1930) bensì nel melodramma Die Frau nach der sich sehnt Man (Three Loves, 1929); a seguire Der Fürst von Pappenheim (The Masked Mannequin, 1927) di Richard Eichberg dove Curt Bois, noto negli Stati Uniti come il borseggiatore di Casablanca, qui appare nelle sue iniziale vesti, quelle di attore comico di particolare successo sul palcoscenico dei cabaret in Germania fino all’avvento di Hitler. Ed infine: la scoperta recente del film Ins Blaue hinein (Into the Blue, 1929), di Eugene Schüfftan, l’artista degli effetti speciali e della fotografia originariamente noto per il suo lavoro su Metropolis di Fritz Lang (1927).

Der Fürst von Pappenheim (The Masked Mannequin). 1927. Germany. Directed by Richard Eichberg. Courtesy of MoMA.

Quando la guerra finì, e le truppe sovietiche occuparono Berlino molti dei film tedeschi sopravvissuti furono inviati agli archivi del cinema russo, e non ritornarono in Germania se non molti decenni più tardi. Ritroviamo così due film di Alexis Granovskij, l’ex direttore del Moscow State Yiddish TheaterDie Koffer des Herrn Ein Märchen für Erwachsene (The Trunks of Mr. O. F., 1931) e Das Lied vom Leben (The Song of Life, 1931), che è stato censurato in Germania per le sue “suggestioni sessuali”. Nel coro di registi uomini spicca una delle poche registe donne tedesche, Marie Harder, esiliata successivamente in Messico, che con il suo Lohnbuchhalter Kremke (Bookkeeper Kremke, 1930) segna come la Germania del tempo fosse in realtà molto più “contemporanea” di quanto non sia oggi.

Das Cabinet des Dr. Caligari (The Cabinet of Dr. Caligari). 1920. Germany. Directed by Robert Wiene. Courtesy of MoMA.

Tra i più celebri Fritz Lang, FW Murnau e GW Pabst che hanno influenzato il cinema americano subito successivo al periodo di Weimar, scoviamo Ernst Lubitsch con Madame du Barry del 1919, che fu il primo film importato negli Stati Uniti dopo la Prima Guerra Mondiale, il musical Viktor und Viktoria di Reinhold Schünzel (1933), celebre il remake del 1982 interpretato da Julie Andrews, uno degli ultimi film della stagione di Weimar, terminata con l’avvento del Terzo Reich. Non dimentichiamo però il bisnonno di uno dei possibili film di Scorsese, Das Cabinet des Dr. Caligari (The Cabinet of Dr. Caligari, 1920) diretto da Robert Wiene. Tra i numerosi films ad accompagnare la rassegna ci saranno una mostra tratta dalle collezioni del Museum of Modern Art di New York, e Deutsches Kinemathek, Museum für Film und Fernsehen di Berlino, composta da manifesti, foto di scena, e immagini del periodo della Repubblica di Weimar in Germania, e la mostra di libri rari acquistati dal curatore fondatore del Dipartimento di Cinema del MoMA, Iris Barry, nel suo storico viaggio in Europa nel 1937. Si riscopre così un cinema nascosto, non per sua volontà, nella speranza che le “riscoperte” servino a negare ciò che Jack Skellington diceva “Tra le dita tutto sfugge via, come neve, come una bugia”.




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