Matthew Day Jackson a Bologna è “an american identity”

Study Collection VI, 2010, @ Matthew Day Jackson e Peter Blum Gallery, New York

“Chi siamo?”, “Da dove veniamo?”, “Cosa ci riserva il futuro?”. Quanti di voi fin da ragazzini vi siete posti queste tre semplici domande? Quanti di voi siete stati in grado di trovare una risposta, anche la più banale possibile? Matthew Day Jackson era ancora un bambino quando fra gli anni 1976 e 1982 negli Stati Uniti andava in onda la serie televisiva In Search of, condotta da Leonard Nimoy, il celebre dottor Spock di Star Trek.

Chariot II (I like America and America likes me), 2007/2010, @ Matthew Day Jackson e Peter Blum Gallery, New York

Ne rimase, probabilmente, affascinato tanto da influenzarne il suo operato artistico, in mostra per la prima volta in Europa con l’omonima personale In Search Of, a cura di Gianfranco Maraniello, dal 27 gennaio al 1 maggio 2011 al MAMbo di Bologna. Che gli americani fossero un popolo eccentrico lo sapevate da tempo e di sicuro non vi meraviglierete se entrando nello spazio espositivo del Museo di Arte Moderna di Bologna, vi confronterete con Chariot II (I like America and America likes me), ovvero una carcassa di un’auto da corsa che fluttua su uno spettro di luci fluorescenti rosse, gialle, arancioni, verdi e blu; oppure se vi imbattete in The Tomb, un’opera di grandi dimensioni ispirata alla tomba di Philippe Pot del XV Secolo esposta al Louvre di Parigi, dove otto astronauti di legno trasportano sulle spalle una cassa di acciaio e vetro contenente una struttura scheletrica. Trattenete pure il vostro sconcerto! Tutto ha un senso. Una stessa civiltà produce contemporaneamente cose del tutto diverse: cibo, oggetti, mitologie, ma ciò che rimane costante è la soggettività messa a confronto con le cose e la realtà contingente, che per Matthew Day Jackson è inevitabile espressione del Tempo, della Storia e dell’assenza (Me dead at 36).

Me, Dead at 36, 2010, @ Matthew Day Jackson e Peter Blum Gallery, New York

Proprio così! Quel bambino cresciuto a Panorama City, in California, cerca di rispondere a quelle tre fatidiche domande. “L’atmosfera di cui parlo, afferma Jackson, è la cultura. La cultura non è qualcosa di esterno. Noi la informiamo tanto quanto essa stessa ci informa, fino al nocciolo della nostra identità”. Le opere in mostra sono uno specchio della personale visione dell’artista del mondo esterno; sono “cose” che Matthew assorbe dall’universo che lo circonda, investite, forse, di un esagerato antropomorfismo. Così, ad esempio, Study Collection VI, un monumentale scaffale in acciaio inox colmo di manufatti eterogenei, è una peculiare definizione di se stesso; “un tentativo di scultura figurale” attraverso “quegli” oggetti lì contenuti: una riproduzione di un pilastro del Padiglione di Mies Van der Rohe di Barcellona, una radice d’albero; un calco in gesso. In Search of ha come filo conduttore l’omonimo video di Matthew Day Jackson del 2010, basato sul format di quella popolare serie televisiva che indagava eventi inspiegabili, fenomeni paranormali e misteriose sparizioni. “Chi siamo?”, “Da dove veniamo?”, “Cosa ci riserva il futuro?”, forse, non siamo ancora in grado di dirlo: complessa è la natura delle cose che ci lasciamo alle spalle una volta conclusa la nostra esistenza.

The Tomb, 2010, vista dal basso, @ Matthew Day Jackson e Peter Blum Gallery, New York




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