Roma e i Preraffaelliti: l’Italia nell’immaginazione romantica inglese

Walter Crane, La danza dei Cinque Sensi, 1891-93

“Quando l’età avrà devastato questa generazione tu ci sarai ancora, tra nuovi dolori. Non più nostri, amica all’uomo, al quale dirai. Bellezza è verità, verità è bellezza – questo solo. Sulla terra sapete, ed è quanto basta”. Canto di una bellezza senza tempo termina, così, la poesia più famosa, Ode a un’urna greca, del poeta inglese John Keats.

Edward Burne Jones, Pan e Psiche, 1872-74

Ispirata alla visione di un’opera d’arte greca, l’ode descrive un momento di estasi evocato da una raffigurazione di uno dei rilievi dell’urna: un gruppo di giovani che rincorrono delle fanciulle. Una corsa immortalata nel tempo dove giovinezza e desiderio non finiranno mai, perché mai quei giovani raggiungeranno delle fanciulle e mai invecchieranno. Alla stessa nobile aspirazione sembrano designate le eteree e bellissime creature dalle folte e lunghe chiome, spesso di color ramato, dipinte e vagheggiate da quel gruppo di pittori inglesi che, con il nome Confraternita dei Preraffaelliti, si unirono nel 1848, attorno al figlio di uno studioso italiano: Dante Gabriele Rossetti.

Frederic Leighton, Il ritorno di Persefone, 1891

Nutrito di matrici poetiche e letterarie, da Keats, a Shelley, a Browning, a Tennyson, a Beaudelaire e a Dante Alighieri, e intriso di una realtà immaginosa, il mondo preraffaellita si svela al pubblico italiano in occasione della mostra Dante Gabriele Rossetti e Edward Burne Jones e il mito dell’Italia nell’Inghilterra vittoriana, allestita dal 24 febbraio al 12 giugno 2011 presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. Ultimi rappresentanti del Romanticismo inglese, durante le temperie della società vittoriana votata all’industrializzazione, Rossetti, William Holman Hunt e John Everett Millais, in primis, guardano alla cultura italiana antecedente a Raffaello come modello ispiratore di un vagheggiato ritorno alla genuinità espressiva.

Dante Gabriel Rossetti, Venus Verticordia, 1864-1868

Nel mito dell’Italia nell’Inghilterra vittoriana, l’esempio stilistico dei “primi” maestri: la linea di contorno di matrice botticelliana, ad esempio, l’uso del colore puro e brillante, i gigantismi michelangioleschi, la rappresentazione di uno spazio narrativo simile all’universo raffigurato da Benozzo Gozzoli, costituiscono alcune delle suggestioni fondamentali di un linguaggio “elitario” che, antidoto del disagio sentito per la nascente società industriale, si contrapponeva all’accademismo vigente della cultura dominante. Il sogno italiano dei preraffaelliti rivive con forza nelle scene di vita quotidiana, nelle rappresentazioni sacre, nelle trasposizioni letterarie, come la celebre Ofelia di Shakespeare, tradotta in pittura, con eguale intensità, da Millais.

Dante Gabriel Rossetti, Sancta Lilias, 1874

Ma è soprattutto nei ritratti che si coglie appieno l’immaginario preraffaellita che mescola romanticismo all’inquietudine interiore, al mondo onirico, all’estetismo raffinato pre-liberty. La femminilità che traspare da Venus Verticordia e da Sancta Lilias, in mostra alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, ispirate a opere tizianesche, ha colori profondi e vellutati e forme seducenti che nella realtà sfuggono; inconsistente e immateriale come le fanciulle dell’urna keatsiana. “Quando l’età avrà devastato questa generazione tu ci sarai ancora, tra nuovi dolori”, dicevamo, perché la “pura”bellezza resiste intatta alle ingiurie del tempo.




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