Perugia: l’arte contemporanea interpreta i sogni

Alberto Savinio, I Re magi, 1929

Una delle icone del XX secolo è di certo il lettino dello psicanalista. Si, proprio la psicanalisi quel “mito tenuto vivo dall’industria dei divani”, così diceva, se ben ricordo, Woody Allen. E ne è passato di tempo da quando il mitico Charlie Brown faceva interpretare i suoi sogni per 5 cent dall’improbabile amica Lucy.

Man Ray, First Steps, 1920

Proprio L’interpretazione dei sogni, test d’esordio della psicanalisi freudiana risalente al 1899 è il soggetto della mostra Teatro del sogno – da Chagall a Fellini, che si terrà a Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria dal 25 settembre al 9 gennaio 2011. Il Surrealismo creato nel 1924 da André Breton fece tesoro dell’esperienza e degli studi freudiani facendo nascere quello che ad oggi è considerato il più grande movimento d’avanguardia del XX secolo.

René Magritte, L’avenir des voix, 1927

E’ tale perchè non si ferma ai primi anni del ‘900 ma invade tutte le esperienze e i “generi” dell’arte. Marc Chagall con il celebre La famille (1975-76) apre la mostra che scorre leggera tra le opere di Umberto Boccioni, Arnold Böcklin, Paul Klee, Max Klinger, Plinio Nomellini e Gaetano Previati. La visione del sogno diventa pian piano più perturbante con Salvador Dalì, Giorgio de Chirico, Paul Delvaux, Max Ernst, Renè Magritte, André Masson, Joan Mirò, Man Ray e Alberto Savinio.

Damien Hirst, Cyan Magenta Yellow Black.

Le domande su “chi siamo” continuano ad invadere l’arte così da portare il Surrelismo, non tanto come corrente artistica quanto come vera e propria “filosofia di vita”, ad essere una delle tante facce dell’arte contemporanea. Troviamo però un nuovo modo di affrontare l’inconscio: più severo e meno etereo. Così incontriamo le opere degli artisti “della nuova guardia” come Tony Oursler con Gin e David Salle con Smoke (2008). Tra gli altri emergono Jan Fabre, Damien Hirst, Felix Gonzalez-Torres; non dimentichiamo le esperienze pittoriche della Transavanguardia italiana e internazionale con Sandro Chia, Mimmo Paladino, Julian Schnabel.

Federico Fellini, Disegno Donna e omino, Pennarello su carta (Fondazione F. Fellini, Fondo N. Giacchero)

Ed in tutto ciò fa capolino anche il cinema. Mezzo di sperimentazione di numerosi artisti surrealisti (basti pensare a Man Ray) nel corso del ‘900 ha preso spesso come soggetto delle proprie opere proprio il sogno. Chi non ha visto Giulietta degli spiriti di Federico Fellini? Ebbene, dal suo celebre Libro dei sogni sono esposti più di 30 disegni e schizzi tra i quali alcune scene dei film I clown e la La città delle donne.

Tony Oursler, Gin, Galleria In Arco, Torino

In mostra ci sono le spledide scenografie di Dalì per Spellbound (Io ti salverò) di Alfred Hitchcock (che fa sempre bene rivedere) fino a Quijote, lungometraggio di Mimmo Paladino, ispirato al noto romanzo di Miguel Cervantes. Incontriamo però anche delle “chicche”: da Un Chien andalou e L’age d’or di Bunuel, l’unica sceneggiatura cinematografica di Samuel Beckett fino a Sleep di Andy Warhol. Forse alla fine della mostra ci verrà voglia, per chi non l’ha già fatto, di interpretare i nostri sogni ricorrenti. Magari non dallo psicanalista ma almeno digitandoli su Google.

Salvator Dalì, L'écho du vide, 1935-36




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