Smarthphone perduto, la nomofobia

Nomofobia: paure 2.0

L’incubo del nomofobico

Uscite di casa che siete già in ritardo, state le ore nel traffico prima di arrivare in ufficio, dove il vostro capo vi sta aspettando per farvi la predica sulla puntualità, prima di subissarvi con una serie di richieste di impossibile esecuzione. Indubbiamente vi sedete che avete già addosso una buona dose di stress. Decidete quindi di dare un’occhiata al vostro smartphone, tanto per rilassarvi un secondo prima di iniziare a lavorare, quell’attimo utile per verificare se la ragazza tanto carina con cui siete usciti ieri sera è online su WhatsApp.

Solitamente prima di uscire di casa lo infilate nella tasca del cappotto, ma lì non lo trovate. Che sia caduto sul sedile dell’auto? Scendete a controllare, ma nemmeno lì c’è. Fate mente locale sui gesti compiuti prima di uscire e vi ricordate che causa ritardo lo avete proprio dimenticato sul tavolo.

Di fronte a questa eventualità potreste esclamare ragionevolmente un “pazienza” e iniziare a lavorare, oppure avere dei veri e propri attacchi d’ansia derivanti dalla mancanza di cellulare.

controllare il proprio smartphone in continuazione può essere sintomo di Nomofobia

Andando oltre l’ironia dell’introduzione, si tratta di una questione seria. In una ricerca della Securenvoy, azienda che si occupa di sicurezza digitale, è emerso che il 70% delle donne e il 61% degli uomini su un campione di mille persone ha il terrore non solo di perdere il proprio cellulare ma anche di rimanere senza batteria o senza credito per connettersi alla rete. Alla paura di rimanere “sconnessi” dal resto del mondo è stato dato il nome di nomofobia,  contrazione delle parole no – mobile – phone – phobia.

Il Nomofobico porta il proprio smartphone ovunque

Si tratta di un vero e proprio disturbo che può provocare ansia e attacchi di panico. Coloro che ne soffrono controllano continuamente il display del proprio smartphone, lo utilizzano in luoghi anche poco pertinenti, verificano continuamente il livello della batteria. Una vera e propria ossessione che affligge soprattutto la popolazione giovane : dalla ricerca citata emerge che il 77% dei nomofobici ha un’età compresa tra i 18 e i 24 anni, seguito dal 68%  di giovani nella fascia compresa tra i 25 e i 34 anni. Si tratta evidentemente di chi è cresciuto nell’era di maggior sviluppo delle nuove tecnologie, di chi utilizza il telefono non solamente per chiamare, di chi fa costantemente uso delle svariate possibilità date dai telefoni di ultima generazione.

Nomofobia, il nuovo disturbo del secolo?

Per far fronte a quella che potrebbe diventare una vera e propria piaga sociale, vista la diffusione di questi apparecchi, sono nati dei centri di riabilitazione che si occupano della cura della dipendenza digitale, come il Morningside Recovery Center, in California, un centro per il recupero delle persone affette da disturbi comportamentali e che negli ultimi anni ha visto un incremento dei pazienti nomofobici.

Se pensiamo a tutti i dati e a tutte le informazioni che affidiamo oggi al telefono, forse rimanerne senza in certe circostanze potrebbe essere spiacevole (specie se non ricordi il PIN del Bancomat), ma niente di drammatico. Mentre se deve diventare un’ossessione compulsiva, riconsideriamo l’uso che ne facciamo e regoliamoci di conseguenza. Abbiamo già innumerevoli fonti di stress, tic, ansie e paure senza che dalla tasca o dalla borsetta ci si metta anche il nostro caro e piccolo smartphone.

 




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