“Effimero e materico”. La fotografia di Araki in mostra a Lugano

Nobuyoshi Araki, A’s Lovers, Courtesy l’artista e Yoshiko Isshiki Office, Tokyo

Trasgressivo, conturbante, sovversivo, espressionista. Ma anche poetico, sensibile e dallo sguardo “attento”. Tutti aggettivi che descrivono uno dei fotografi più popolari al mondo, Nobuyoshi Araki. Uomo ricco di paradossi che non sono però contraddizioni è passato dal b/n “soft” alla polaroid, dai suoi fin troppo “popolarizzati” bondage alla celebrazione delicata e sommessa del suo rapporto con la moglie Yoko .

Nobuyoshi Araki, Satchin, 1963, Courtesy l’artista e Yoshiko Isshiki Office, Tokyo

Ancor più paradossalmente è così tanto celebre in tutto il resto del mondo tranne che qui da noi in Italia ed in Europa in generale. A Lugano si cerca di riattualizzare la scena fotografica europea proponendo la prima grande retrospettiva del grande fotografo giapponese, in mostra dal 23 ottobre al 20 febbraio 2011 al Museo d’Arte, Villa Malpensata.

Nobuyoshi Araki, Flowers, s.d., Courtesy l’artista e Yoshiko Isshiki Office, Tokyo

Veniamo storditi dalla visione di quasi duemila scatti di medio o grande formato, accanto alle oltre tremila polaroid scattate dall’artista nel corso degli anni. Le immagini di Araki sono un anestetico della visone del mondo. Si, una continua ricerca, morbosa quasi, che passa dall’effimero al materico. Araki, il più grande (ebbene si, ci sbilanciamo) fotografo giapponese contemporaneo, scruta il reale e lo fa in modo continuo come se stesse ricercando qualcosa che continuamente sfugge e che il semplice occhio umano non riesce a cogliere.

Nobuyoshi Araki, Sentimental Journey/Winter Journey, 1971-1990, Courtesy l’artista e Yoshiko Isshiki Office, Tokyo

Poetico ed aggressivo allo stesso tempo, porta questa “schizofrenia” di immagini davanti ai nostri occhi. Ed anche noi siamo così costretti quasi a scrutare il mondo. Dalle prime immagini degli anni ’60 e ’70, come nella serie Satchin o Subway, dove lo studio della “fotografia diretta” made in USA è fin troppo evidente, alle più recenti A’s Lovers e Polaroid dove il colore esplode, riempie lo spazio. Love and Desth, così si intitola la mostra di Lugano, perchè?

Nobuyoshi Araki, Polaroid, s.d., Courtesy l’artista e Yoshiko Isshiki Office, Tokyo

Quasi volesse essere un omaggio al grande Shakespeare la mostra presenta il filo conduttore della vita di Araki, il suo rapporto con la moglie Yoko. Sentimental Journey e Winter Journey sono le serie che lo testimoniano in modo evidente. Uno sguardo attento saprà però riconoscere questa vena di nostalgia nei paesaggi, nei fiori e nel cibo, e persino nei nudi femminili e bondage che l’hanno reso tanto famoso. Ed è possibile. Si perchè nelle immagini dopo il 1990, anno di scomparsa della compagna, la poesia si fa più esile, nascosta, mutata in forti contrasti sia visivi che di immagine. Cambia il modo di vedere il mondo. Più violento e diretto.

Nobuyoshi Araki, Polaroid, s.d., Courtesy l’artista e Yoshiko Isshiki Office, Tokyo

Fino ad arrivare a fotografie di grande formato in cui Araki interviene con segni calligrafici, pittura e collages. Questi sono i suoi ultimissimi lavori, assieme alla presentazione delle serie dedicate all’adorata gatta Chiro e, in anteprima mondiale qui a Lugano. Amore e morte, illusione e realtà, un’ottima ricetta dal sapore inconfondibile del lontano Giappone. Ci sono fotografi che sono solo un buon piatto preparato con cura. Araki è un menù completo dove il dolce ed il caffè non si pagano a parte.




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