Messico e nuvole. La faccia [antica] dell’America.

Giaguaro di Xalla 350 – 650 d.c. (Teotihuacan, Xalla) INAH, © Martirene Alcántara, Assistente: Olivier Dekeyser

Enzo Jannacci prima di Giuliano Palma: la faccia “triste” dell’America. Così cantavano giusto? Beh, chi c’è stato in Messico potrà smentire. Civiltà, memoria, colore. Tutt’altro dalla visione del Sud America ripiegato su se stesso e malinconico. E anche, soprattutto, tutt’altro dagli Stato Uniti d’America. Sarà per il patrimonio culturale, per i paesaggi, per le tradizioni, per i sincretismi o per la popolazione. Il Messico, o meglio, gli Estados Unidos Mexicanos tra deserto e foresta tropicale, spiagge bianche e montagne alte 6.000 metri, un mare e un oceano che si contrappongono, ha una storia che parte da ben 1500 anni fa.

Maschera di guerriero 300 – 550 d.c. (Teotihuacan, Malinaltepec) INAH, © Martirene Alcántara, Assistente: Olivier Dekeyser

Non solo meta esotica da “viaggio di matrimonio” ma scoperta, curiosità, ritorno alle radici dell’uomo. Stiamo parlando nel particolare di Teotihuacan, le cui rovine sono state dichiarate dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità sin dal 1987. La città precolombiana si trova ad appena 50 chilometri a nord di Città del Messico. Tra le Piramidi della Luna e del Sole, il Viale dei Morti, la Cittadella, il Tempio del Serpente Piumato, Teotihuacan fu capitale del Bacino del Messico con un’influenza culturale e politica che si estendeva a macchia d’olio dal Messico centro-settentrionale all’Honduras. Teotihuacan. La città degli Dei.

Pittura murale nota come Quetzálcoatl rosso 150 – 650 d.c. (Teotihuacan, Zacuala) INAH, © Martirene Alcántara, Assistente: Olivier Dekeyser

A Roma al Palazzo delle Esposizioni, dal 9 novembre al 27 febbraio, se ne celebra finalmente, per la prima volta il Italia, la grandezza, grazie soprattutto ai recenti scavi effettuati nella Piramide della Luna. 450 oggetti, sculture monumentali, vasi policromi, sculture in pietre pregiate, maschere e figurine fittili, esempi di pitture murali: tesori provenienti principalmente dal Museo Nazionale di Antropologia della Città del Messico, dai due Musei di Teotihuacan e per la prima volta dal Museo Anahuacalli .

Vaso zoomorfo 150 – 550 d.c. (Teotihuacan, La Ventilla) INAH, © Martirene Alcántara, Assistente: Olivier Dekeyser

Ed in più, particolarità della mostra, 15 grandi frammenti di pitture murali esposti per la prima e ultima volta al di fuori del territorio messicano. Breve flash storico. Alla metà del VII secolo un grande incendio segnò la fine dello splendore teotihuacano. La così detta “crisi pan-mesoamericana” che culminò con il celebre “collasso” Maya nel corso del IX secolo fece si che Teotihuacan fosse definitivamente abbandonata allo scadere del I millennio. L’esposizione sulla città dove gli Aztechi immaginarono che gli Dei si fossero riuniti per creare il Quinto Sole, cioè l’astro che illumina il mondo attuale, è organizzata grazie all’Instituto Nacional de Antropología e Historia (INAH), che ha suddiviso appunto la mostra in 7 sezioni: dall’urbanistica ai gioielli, dal tema del sacrificio alla vita quotidiana, dalla politica al confronto con le opere d’arte delle altre città dell’antica Mesoamerica . Una metropoli nel senso più ampio del termine. Il “Luogo Dove gli Uomini Diventano Dei”, così definita Teotihuacan dagli Aztechi nel XIV secolo. Oggi potremmo dire un vero e proprio “centro di gravità permanente” della vecchia e più originale America.

Affresco raffigurante il dio della pioggia Tláloc (part.) 350 – 550 d.c. (Teotihuacan, Zacuala) INAH, © Martirene Alcántara, Assistente: Olivier Dekeyser




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